Terzo articolo della nostra breve guida in cui affrontiamo l’argomento della previdenza completare.

Il futuro è sempre un’incognita che ci accompagna lungo il percorso della vita, da un lato  è intriso di speranze e possibilità, dall’altro presenta incertezze, soprattutto dal punto di vista finanziario. In un contesto internazionale in cui la stabilità economica è sottoposta a cambiamenti sempre più rapidi e ad imprevisti, come quelli che hanno caratterizzato gli ultimi 4 anni, (pandemia, conflitti internazionali, ecc…)  è fondamentale gestire e pianificare il proprio destino finanziario per garantirsi un futuro accettabile.

Che cosa si intende per previdenza complementare?

La previdenza complementare è una forma di previdenza privata e volontaria che si aggiunge a quella obbligatoria, ma non la sostituisce. Aderire alla previdenza integrativa significa accantonare in una forma pensionistica complementare una parte dei proprio risparmi, durante la vita lavorativa per ottenere una pensione che integri quella di base, cioè quella corrisposta dagli enti di previdenza obbligatoria come l’INPS e le casse professionali.

A partire dagli anni ’90 il sistema pensionistico è stato profondamente modificato. La pensione obbligatoria ora è calcolata sulla base dei contributi versati nel corso della vita lavorativa (metodo contributivo) e non più in relazione anche alle ultime retribuzioni percepite (metodo retributivo) che garantivano una pensione più cospicua.

E’ facile che accada, una volta conclusa la carriera lavorativa, che la pensione obbligatoria non sia adeguata alle aspettative o esigenze di vita. Oppure, durante il periodo lavorativo, potrebbe accadere di aver bisogno di una somma di denaro per affrontare importanti spese programmate o impreviste.

Aderire alla previdenza complementare, permette di:

– destinare parte dei risparmi per integrare la tua pensione di base, al fine di garantirsi una pensione integrativa, reversibile anche al coniuge;

– affrontare eventuali difficoltà personali e lavorative come ad esempio, spese sanitarie per sè e per i familiari a carico, acquisto e ristrutturazione della prima casa, anche per i figli, inoccupazione;

– accompagnare l’eventuale uscita dal mondo del lavoro con anticipo rispetto all’età pensionabile.

I vantaggi fiscali della previdenza complementare

Con la previdenza complementare si possono avere importanti agevolazioni fiscali, valevoli anche in caso di versamenti fatti a favore di familiari fiscalmente a carico. È possibile infatti dedurre i contributi versati dal proprio reddito imponibile, fino ad un massimo di 5.164,57 euro versati su base annuale. Il vantaggio è fruibile fin da subito e consente di utilizzare i contributi versati al fondo per abbattere il reddito imponibile ai fini IRPEF diminuendo l’imposta da versare.

Inoltre, a determinate condizioni, è possibile ottenere delle anticipazioni per affrontare eventi imprevisti prima del pensionamento come spese per emergenze sanitarie o per l’acquisto o ristrutturazione dell’abitazione.

Cosa succede al momento del pensionamento?

Al momento del pensionamento, avendo almeno 5 anni di partecipazione alla previdenza complementare, si ha la libertà di scelta tra:

– trasformare la posizione individuale in rendita vitalizia, ricevendo così la pensione complementare;

– ottenere fino a un massimo del 50% del capitale accumulato in un’unica soluzione e il restante in rendita vitalizia;

– liquidare tutta la posizione in capitale, se si rientra nei casi previsti dalla legge, cioè se il montante accumulato è esiguo o se si è un vecchio iscritto (iscritto entro il 29 aprile 1993 a fondi pensione già istituiti alla data del 15 novembre 1992).

Quando iniziare a versare e quali sono i costi?

In tale caso vale dire che prima si inizia meglio è, principalmente per due motivi:

-iniziare a versare appena si entra nel mercato del lavoro permette di avere a disposizione un arco temporale più lungo e dunque di poter gestire versamenti mensili o annui proporzionali al proprio reddito, usufruendo da subito del vantaggio fiscale previsto;

– garantirsi un montante di versamenti più cospicuo, proprio in virtù del maggiore arco temporale a disposizione, e dunque una pensione integrativa più alta.

Ricordiamo che i versamenti alla previdenza complementare sono volontari e non obbligatori, oltre che soggetti a costi di gestione annui da parte delle società emittenti, per tanto è molto importante valutare bene cosa scegliere tra i tanti prodotti presenti sul mercato e proposti dai vari operatori finanziari e assicurativi.

I costi principali riguardano l’importo percentuale, o fisso, che viene sottratto dall’importo versato e quello previsto sugli interessi annui maturati. Altrettanto importante è scegliere con attenzione se, in base alle proprie esigenze e alle condizioni proposte, è più adatto un FPA (fondo pensione aperto) o un PIP (piano individuale pensionistico).

I fondi aperti sono istituiti da banche, finanziarie, società di assicurazioni o creati dentro gli stessi fondi negoziali. I piani individuali pensionistici sono istituiti esclusivamente da imprese assicurative.

Aderire a un Fondo Pensione è il miglior investimento che si sceglie di fare per il proprio futuro.

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